Giurisprudenza Arbitrale - Rivista di dottrina e giurisprudenzaISSN 2499-8745
G. Giappichelli Editore

Deontologia dell´arbitro (di Mario Napoli)


La relazione, dopo aver esaminato i rapporti tra deontologia dell’arbitro e legge, si sofferma in particolare sulle qualità che devono sussistere in capo all’arbitro, offrendo alcune considerazioni sull’indipendenza e sull’imparzialità, ed illustrando alcuni principi di carattere deontologico che devono essere adottati nel corso dell’arbitrato.

Parole chiave: Arbitrato, Deontologia.

Deontology of the arbitrator

The report to the conference, after examining the relationship between arbitrator deontology and the law, focuses in particular on the qualities that must exist in the arbitrator, offering some considerations on independence and impartiality, and illustrating some deontological principles that must be adopted in the course of arbitration.

Keywords: Arbitration, Deontology.

Lasciatemi innanzi tutto ringraziare il Consiglio dell’Ordine di Cagliari e l’amico Consigliere (al Consiglio Nazionale Forense) Avv. Ettore Atzori per avermi invitato, anche se devo dirvi che il tema propostomi, e cioè i profili legati alla deontologia, sono un evidente segno della connotazione anagrafica di chi vi parla. Quando ho incominciato ad occuparmi di arbitrati facevo il Segretario al mio “Maestro”, in pratica mi occupavo di tutti gli aspetti squisitamente formali e burocratici; poi ho partecipato a procedure arbitrali come avvocato di una delle parti, e già mi pareva di aver fatto un considerevole passo avanti; sono poi arrivate le prime nomine ad arbitro e, con il passare del tempo, sono stato indicato quale Presidente del Collegio arbitrale. Ma il tonfo finale, squisitamente legato al passare del tempo e ai miei capelli bianchi, è stato l’invito a parlare della deontologia, ricorrente ormai da tempo: rappresenta proprio la tappa finale! Detto ciò il mio ringraziamento è davvero sincero, anche perché è una delle prime volte che mi trovo nuovamente a relazionare di fronte ad un uditorio umano e non soltanto ad uno schermo: dovete sapere che il ruolo del relatore non è molto dissimile da quello dell’anestesista, deve poter vedere i propri pazienti negli occhi e capire quando è necessaria una dose supplementare di trattamento, qualche cosa da aggiungere perché le braccia invitanti di Morfeo non abbiano il sopravvento. D’altra parte non vi nascondo che dell’iconografia della giustizia, la dea bendata con la bilancia e la spada, quel che mai ho potuto digerire è la benda: io credo che sia indispensabile poter vedere il Giudice negli occhi e che quest’ultimo possa vedere le parti e i difensori in un rapporto diretto. E tali considerazioni ancor più valgono nell’arbitrato poiché, sostanzialmente, si tratta di una procedura che sono proprio le parti a scegliere e rispetto alla quale io credo che un contatto diretto sia non solo necessario ma essenziale. Venendo ora al tema che mi è stato assegnato, vorrei anticipare tre considerazioni preliminari all’indicazione ed alla trattazione di quelle doti deontologiche che ritengo essere anche essenziali per un buon arbitro. La prima riguarda i rapporti tra la deontologia e la legge perché credo che quel che un tempo era un confine piuttosto ben demarcato oggi tenda a sfumarsi e quasi ad annullarsi. In altre parole sino a qualche tempo fa il confine tra legge e deontologia era netto: dato che ho poco tempo a mia disposizione partirei dal V secolo avanti Cristo e cioè dal dramma di Antigone. Ebbene, che cosa ci dice Sofocle se non segnalare che una cosa è la legge statale (quella di Creonte) e altra cosa, totalmente diversa, quella etica, degli Dei, propugnata da Antigone che pensa che non sia la cosa migliore [continua..]